venerdì 9 marzo 2007

Vita da marciapiede

Un tema che mi sta particolarmente a cuore è il marciapiede. Amo tesserne l' elogio spassionato, cantarne le lodi, celebrarne i fasti, ad un matrimonio come ad un funerale, ad un primo appuntamento o durante una cena di gala. E mentre ne scrivo qui mi balenano in mente il volto pietrificato dell' interlocutore di turno, il suo sguardo vitreo, la lingua penzoloni, riecheggiano nelle verdi praterie del mio cervello i "che cazz' è?" dei più arditi. Eh già, che cazz' è il marciapiede? Sento l' entusiasmo del lettore crescere, qualcuno avrà già un' erezione, qualche altra starà già affogando nei suoi sughi vaginali. Potrei farvi morire di suspense ma decido di tagliare la testa al toro e mi rifaccio a Wikipedia, la Bibbia del moderno internauta, creatura per metà cybersurfer e per metà analfabeta: trattasi meramente di "parte della strada, esterna alla carreggiata, rialzata o altrimenti delimitata e protetta, destinata ai pedoni". Destinata ai pedoni. Come spesso accade, l' ansante consultazione di un' enciclopedia o dizionario che sia richiede traduzione della spiegazione. Cacche cacchine caccone, spazzatura, fogliame perso da alberi marci, antichi un due tre stella, cingoli di SUV a tre piani con piscina sul tetto e ascensore, rottami di Panda cafè e i nuovi scooter imborghesiti, telefunken d' annata e frigoriferi. Sul marciapiede trovi questo, del pedone non v' è traccia. Dove sarà il pedone? E soprattutto... che animale è? Il pedone è quello strano essere che cammina al centro della carreggiata. Solitamente vestito di nero assoluto per meglio mimetizzarsi con il buio della notte e lo smog saldamente abbarbicato ai muri dei palazzi, il pedone ama dare le spalle al senso di marcia, sostare in piena curva durante una conversazione, cambiare corsia al di là di un dosso, all' improvviso, quando tu, pilota stanco ma veloce, meno te lo aspetti. E non disdegna, il pedone, di avventurarsi nell' impresa mano nella mano con il suo partner nel giorno dell' anniversario o alla guida di una carrozzina con tanto di neonato fresco di sfornata. E' logico: se ne falci uno è una tragedia, se fai strike di tutti i birilli Eschilo può rivoltarsi nella tomba. Suvvia, a chi non è capitato di fermare la vettura e chiedere contrito: "Pedone, perché non cammini sul cazzo di marciapiede?". Il pedone si incazza. Si incazza perché la domanda è stupida, la risposta è banale: il pedone vuole sentirsi giustamente libero: perché rimanere confinati in una lingua di 2 metri di larghezza, perché cedere spazio alla panda, quella merdosa accozzaglia di plastica e lamiera priva di sentimenti? E' triste la vita di un marciapiede: sempre lì, nei feriali e nei festivi, al contrario dei partner, una "weathered surface" in piena regola; disposto a farsi calpestare da chiunque, non lo calpesta nessuno. E' il tappeto rosso, la passerella delle battone, tapis roulant dei marocchini con i loro fardelli da 5 tonnellate, è moderno bau park. Fior di architetti, geometri ed ingegneri sudano e vedono svilito il lavoro di una vita. Ma io tifo per il pedone. Voglio solo che si metta una targa sul culo.

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