sabato 10 marzo 2007

Megalopoli, megacittà, ipercittà, megaslum

Il processo di urbanizzazione selvaggia è un tema di estrema attualità: consegnato, ad esempio, di recente, agli onori della cronaca in qualità di argomento principe del Catalogo della Mostra (Venezia 2006), la raccolta delle colte conversazioni che Richard Burdett, direttore della Biennale, ha sostenuto con illustri personaggi del mondo contemporaneo, è anche il soggetto del nozionistico, e sempre noioso, "Il pianeta degli slum" di Mike Davis. Un po' di dati: nel 1950 le città con una popolazione superiore al milione di abitanti erano 86; oggi sono all' incirca 400; nel 2015 saranno almeno 550. Si prevede che nel 2050 la popolazione urbana si attesterà sui 10 miliardi. E' ovviamente inutile sottolineare ( qui mi gioco una preterizione che mi era rimasta nelle mutande ) come gran parte di questo fenomeno interesserà i Paesi in via di sviluppo: africani e asiatici vedranno fiorire megalopoli, o megacittà, o ipercittà che dir si voglia, da 20 milioni di abitanti. L' ampliamento orizzontale di città che fagocitano province adiacenti e villaggi un tempo sperduti potrebbe culminare in ininterotti corridoi urbani, come quello che, secondo previsioni riportate da Davis, nascerà dal Giappone/Corea del Nord fino a Giava Ovest: "una città mondiale" bipolare Tokyo-Shangai che sarà paragonabile all' asse New York-Londra nel controllo dei flussi globali di capitali e informazioni". Ma perché la popolazione urbana mondiale cresce con ritmi così vertiginosi? Per tutta una serie di diaboliche concause:
  1. Esodo della manodopera rurale a causa della mancanza di reti di sicurezza che proteggano dalle avversità climatiche, dall' inflazione, dai tassi d' interesse e dalla caduta dei prezzi delle materie prime;
  2. Le guerre e la conseguente mancanza di sicurezza;
  3. L' acclarata abilità nel movimento pelvico che sviluppano, contro ogni logica, tutti coloro che "vantano" ragnatele nel portafoglio e, al contempo, lamentano la mancanza di un televisore.
L' effetto più visibile che scaturisce da queste cause è la generazione di megaslum, gigantesche baraccopoli che si diffondono ai margini, se non nel centro, delle città.


Slum in Delhi on 20 Jun 1973. Picture taken and uploaded by Roger McLassus.

E' curioso notare come nel 1800 lo slum fosse, nel gergo della malavita, sinonimo di racket o traffico criminale e come il termine sia stato sdoganato in seguito. Lima, Kinshasa, Ankara, Il Cairo. Bombay, Caracas, Nairobi, Napoli e Vairano Caianiello: la deflagrazione di aggregati urbani caratterizzati da una povertà senza limiti è inarrestabile e coincidente con la fine delle attuali, principali risorse energetiche non rinnovabili del nostro pianeta. Se da un lato si teorizza che "l' Africa subsahariana raggiungerà l' istruzione elementare universale nel 2130, la riduzione della povertà del 50% nel 2150 e l' eliminazione dele morti infantili evitabili nel 2165" (Davis), dall' altro si prevede che le risorse necessarie finiranno nel 2050. Quindi le teorie sull' Africa non si verificheranno nemmeno per il cazzo. Se ci hanno messo un miliardo di anni per portare l' elettricità in Africa, figuriamoci quanto ci metteranno per le altre fonti di energia. Cosa può fare l' umanità di fronte a previsioni così catastrofiche? Una fava! Le attuali soluzioni urbanistiche e strutturali che dovrebbero alleviare la vita delle nuove megacittà
sono una panacea marcia, rivelatasi fallimentare, laddove applicata, in situazioni di gran lunga meno disastrose. Da un punto di vista economico, le politiche di colossi finanziari come il FMI sono riuscite nel non facile compito di peggiorare uno status quo di per sè già agghiacciante. Speculatori immobiliari, fornitori di servizi igienici ( miliardi di persone senza un cesso fanno tanta cacca all' aria aperta ( ma proprio tanta ) che provoca malattie ed inquinamento), Ong e Banche riescono a trarre profitto anche dalla povertà più assoluta. Sarà divertente verificare l' assedio, tra una trentina d' anni, che i grassi e vecchi occidentali subiranno dai poveri globalizzati. La colpa è di tutti. Tornano potenti alla mente le parole che il malcagato Agente Smith rivolge ad un sudatissimo Morpheus nel film The Matrix ( e che riporto dal sito
[Transcript] Matrix ):
"Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unic modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga."